20 Set Avete mai sentito parlare di Internet of Things?
L‘Internet delle cose (inteso come Internet degli oggetti), è vista come una possibile evoluzione dell’uso della Rete. Gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi. Le sveglie suonano prima in caso di traffico anomalo sul percorso casa-lavoro, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari del malato se si dimentica di prendere il farmaco.
Questi sono solo alcuni esempi dei possibili utilizzi.
Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete. L’obiettivo dell’internet delle cose è di far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico.
Anche un semplice e banale oggetto come il biglietto da visita può rientrare in questa categoria se vi è stampato sopra un codice QR in grado di fornire una serie di informazioni aggiuntive a quelle stampate sul biglietto stesso.
L’internet delle cose non è una innovazione recente, anche se solo da poco è diventata forte argomento di discussione, la prima “sfida” in questo senso infatti risale al lontano 1989 con la presentazione ad una conferenza di un tostapane collegato ad internet. Dalle idee più comuni come il frigorifero che ci avverte con un messaggio quando finisce un alimento o quando viene raggiunta la scadenza indicata sull’etichetta e il vaso che ci avverte che la pianta ha bisogno di essere annaffiata, fino a tematiche più globali e importanti come apparati in grado di rilevare la presenza di persone in casa e regolare automaticamente la temperature e l’illuminazione in modo intelligente imparando dalle abitudini personali ma con un’attenzione particolare nell’evitare sprechi.
Si è passato quindi, dall’ipotizzare le “case intelligenti”, ora già una realtà da parecchio, alle “città intelligenti” in cui cassonetti intelligenti ci aiutano nella raccolta differenziata, i semafori sono in grado di autoregolarsi tra loro consentendo una circolazione più efficiente e navigatori sono in grado di condurti non solo alla destinazione desiderata ma anche al posto auto libero più vicino.
Ma tutto questo è sicuro?
Come tutte le cose belle ci sono sempre gli aspetti negativi. La sicurezza e la privacy rappresentano le maggiori sfide che i progettisti di queste tecnologie devono affrontare.
Per espletare la maggior parte delle loro funzioni tutti questi dispositivi devono raccogliere parecchi dati personali e condividerli in rete con altri dispositivi, e in un mondo dove tutto passa attraverso una serie di pacchetti dati “virtualmente intercettabili”, il rischiare di fornire ulteriori informazioni, per esempio la nostra presenza o meno in casa, compromette non poco la nostra sicurezza.
Attualmente è solo l’assenza di applicazioni di larga scala, sia consumer che enterprise, a scongiurare massicci attacchi verso reti e servizi della IoT – o, come chiariscono gli analisti, c’è ancora “troppo poco” nella Internet delle Cose per attrarre i cyber-criminali. Tuttavia, con l’accelerazione delle implementazioni, l’attrattiva per i pirati di reti e device salirà notevolmente.
E voi avete qualcuno di questi dispositivi già in uso? e avevate mai considerato queste o altre eventuali implicazioni negative?
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